la forbice

il diritto alla salute e alla cura e la sua accessibilità

Abbiamo un Sistema Sanitario che sottovalutiamo, che ogni giorno eroga servizi indispensabili, che, senza fare notizia, assiste, cura e supporta con una qualità e una competenza inimmaginabili.

Tutto sulle spalle di professionisti che si fanno in quattro, in otto, e che insieme alle cure riescono anche a regalare un sorriso, un supporto in più.

Se si lavora per il servizio sanitario nazionale, nel bene e nel male si riceve uno stipendio, vengono pagati i contributi, ecc.

MA
la salute non può sempre sottostare ai mesi di attesa delle visite e degli accertamenti all’interno del comparto pubblico.

Così si ricorre all’attività libero professionale, al settore privato.
E’ un costo enorme, che comincia ad essere insostenibile per molte persone.
E la forbice tra chi può permettersi le cure e chi non può si allargherà sempre di più.

“Non si può cambiare il sistema.
Non posso svalutare il mio lavoro.
Devo pagare l’affitto, il mutuo, le spese, i figli a scuola.
La pensione.
Ho grande responsabilità, e devo pagare assicurazioni salate.”

OK.
Essere medici NON vuol dire essere benestanti.

Ma ci sono ambiti dove il costo sociale della cura sta diventando difficile da sostenere.

Alla faccia della Costituzione e dell’etica.
E della comprensione della macchina legislativa e organizzativa di quelle strutture complessissime che sono le aziende sanitarie.

Mi rendo conto che il problema è così complesso da essere fuori dalla mia portata.
Ma ancora di più è al di fuori della portata di una persona che ha il terrore di avere un brutto male, o di chi ha sofferenze tali da impedirgli di autosostenersi e si vede costretto a rivolgersi al settore privato, quando quello pubblico non riesce ad intervenire tempestivamente.

Ho tante domande, nessuna risposta.

E l’ansia di non gravare sulle tasche dei miei pazienti e dargli risposte veramente utili, dove posso. Non illuderli dove non posso.
L’ansia di non renderli dipendenti alle mie terapie, di suggerire prevenzione, consapevolezza, il tempo dell’ascolto. L’ansia di non proporre cure costose, dove si può.
(Integratori vs dieta varia e stili di vita ad es)

Al di là dell’affitto e delle spese dell’ambulatorio, del sostentamento della propria famiglia, non voglio perdere di vista l’etica e la sostenibilità. Non voglio perdere di vista la persona che ho di fronte.

Come tutti noi.
Ma come fare?

Io ho scelto il mio stile personale: più tempo per approfondire gli stili di vita e la prevenzione.
Più tempo per spiegare in maniera semplice la diagnosi e la cura.

Forse non basta, ma ci provo.

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Comincio oggi a scrivere della mia esperienza, delle mie piccole e grandi scoperte, delle mie riflessioni.
Delle mie domande e dei miei dubbi.

Non credo nelle certezze assolute, mi spaventano.
Non esistono nella fisica.
Perchè mai nella biologia o nella medicina???
Infatti la medicina un tempo si definiva “arte”.

Sono un essere umano ancor prima di un medico. E come tale sono meravigliosamente complesso, integrazione di mille variabili, di mille aspetti unici.
Ogni giorno scopro nuovi aspetti da considerare, nuove riflessioni, mediche ed umane.

Provo a condividere, sperando di non essere tediosa.